Andrea del Sarto, il maestro fiorentino che Vasari etichetta come “senza errori”, descrive il patrono di Firenze come un giovane orgoglioso e fiero, una sorta di riedizione pittorica del Davide michelangiolesco. Gli elementi iconografici del santo ci sono tutti: la pelliccia di cammello, la veste scarlatta, la croce, il cartiglio nella mano sinistra ad evocare l’Agnello di Dio, il piccolo catino battesimale nella mano destra. Tutto però è abbozzato: deve emergere, infatti, la grandezza austera e ieratica della sua figura. Egli è qui davvero colui che Gesù apostrofò come il più grande sorto tra i nati di donna (Cfr. Mt 11,11). Tutta la nostra attenzione si porta sul suo sguardo, proprio perché in lui tutto è sguardo, mentre tutti guadano a lui – “tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme accorrevano a lui” (Mc 1,5) -, tutto di lui porta a guardare un orizzonte prossimo e tutto di lui conduce verso quell’orizzonte. La “voce che grida nel deserto” (Mc 1,3) è tutto votato all’annuncio di colui che “battezzerà in Spirito Santo” (Mc 1,8), egli è spoglio annuncio della prossima salvezza.
P. Saul Tambini
Andrea del Sarto, San Giovannino, 1523, Galleria Palatina – Firenze