III Domenica di Avvento – L’arte racconta la Fede – Testimone della Luce

Caravaggio amava particolarmente cimentarsi su san Giovanni Battista: ne dipinse almeno otto. La loro evoluzione testimonia sicuramente i cambiamenti della sua straordinaria parabola artistica, ma anche l’evoluzione del ruolo e del senso della missione del profeta e “testimone della luce” (Cfr. Gv 1, 7). Questa opera magistrale, che ci restituisce il Battezzatore in una postura insolitamente riflessiva, con uno sguardo torvo e corrucciato, ripiegato su di sé e orientato a “colui che deve venire” (Mt 11,3), serve proprio a descrivere il senso di un compimento, di un passaggio di testimone, con quella consapevolezza straordinariamente acuta di sé, che gli fece confessare: «Io non sono il Cristo». Egli, infatti, “Non era la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce” (Gv 1,8). I segni della sua presenza ormai si fanno dunque solo percettibili: la pelliccia, la croce e poco altro, in una cornice crepuscolare, evocativa del tramonto del compito della vita. Speculare al giovane e primaverile Giovanni Battista caravaggesco di qualche anno precedente, ora il maestro lombardo vuole mostrare che è giunto momento di cedere il testimone a “colui che viene dopo di me” (Gv 1, 27). Dunque l’ambiente si fa autunnale e riflessivo. Qui Giovanni mostra la sua più grande statura: eh sì, perché anche a dire “non sono io” (cfr. Gv 1, 20) ci vuole un coraggio e un’umiltà che solo i più grandi (Cfr. Mt 11,11) possono avere. P. Saul Tambini Michelangelo Merisi (Caravaggio), San Giovanni Battista, 1604 c., Museo Nelson-Atkins -Kansas City.
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