Un’opera, quella del Battesimo di Cristo di Piero della Francesca, che giustamente non poteva che fare scuola. Per un’infinità di motivi: storici, artistici, stilistici, teologici. Le figure che il maestro toscano espone, marmoree e statuarie, sono disposte secondo una precisa volontà, non dipendente solo da quella del pittore, lo sono più dalla necessità, dalla verità delle cose. Tutto è disposto secondo una regola. Una regola matematica, ma anche teologica. Ciò che viene espresso non è tanto l’avvenimento, ma l’evento, quindi il suo significato. La linea verticale, che procede dallo Spirito e che discende e attraversa il gesto giovanneo, giunge sul corpo di Cristo in preghiera. Lì tutto finisce o, meglio, tutto comincia. Giovanni stesso lo testimonierà così: “Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo” (Mc 1, 8). L’acqua del Giordano, il cui riflesso si riferisce al tempo e allo spazio passati, ora non riflette più, e termina ai piedi del Figlio di Dio, aprendo una strada verso l’osservatore, cui si rivolge anche lo sguardo dell’angelo dietro il noce, il terzo da sinistra. Si apre, dunque, il tempo di un battesimo radicalmente nuovo, quello dell’incontro con Colui dalla cui manifestazione mistica tutto fiorisce. La presenza del mistero d’amore trinitario sulla sinistra, la primavera incipiente ai piedi Cristo e il bel noce fiorito alla sinistra sono lì per richiamare la voce che si rivolge dall’alto a Cristo, e in Lui ad ognuno di noi: “Tu sei il Figlio mio, l’amato” (Mc 1,11).
P. Saul Tambini
Piero della Francesca, Battesimo di Cristo, 1445, National Gallery – Londra.
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