La dimensione dinamica è sicuramente la componente più riconoscibile con cui i discepoli, la comunità apostolica e ogni fedele percepisce la dynamis dello Spirito. Gran parte dell’arte figurativa classica si è perciò soffermata nei secoli su questo tema, sorgivamente manifestatosi nella Pentecoste. Non sempre però è stato così.
In questa opera, nel particolare di questo stupendo polittico dedicato alla Pentecoste, del diligente e rigoroso pittore veneziano Antonio Vivarini, tutto è assolutamente immobile e come sospeso. La tavola vuole soffermarsi a considerare l’identità dello Spirito che discende sulla chiesa nascente. L’autore vuole farci intendere la sua identità a partire però dalla sua origine. Ciò che determina il senso dello spirito e la sua missione è proprio la sua relazione di origine: la sua spirazione. L’atto del padre di “soffiare” lo spirito permetterà ai discepoli e a noi di avvertirne la potenza e la capacità di cambiamento, oltre a ciò che prometteva già Gesù: l’accesso alla verità tutta intera (cfr. Gv 16, 13), e la forza della testimonianza (cfr Gv 15,26). Lo Spirito Santo, che qui è volutamente presentato come un tutt’uno con il Padre, discende sui discepoli non come un semplice dono per essere abilitati alla testimonianza, ma come “colui che procede” (cfr Gv 15,26) e come “colui che prenderà ciò che è mio e ve l’annuncerà” (Gv 16,14). Egli fa vivere, fa riprendere vita, la fa cambiare, la illumina solo e soltanto perché vive in e di questa eterna sorgente che è il “seno del Padre”, a cui tutto riporta.
P. Saul Tambini
Antonio Vivarini, Polittico della Pentecoste (part.), 1478, Bode Museum – Berlino.
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