Nessuno ha saputo raccogliere più di Federico Barocci lo spirito delle indicazioni riguardanti l’arte sacra del Concilio di Trento. Quest’opera sublime custodita nella Cattedrale di Urbino lo testimonia profondamente. Con la sua nota delicatezza di tratto e con la sua celebre raffinatezza di colori, il grande maestro marchigiano ci presenta sostanzialmente in un’unica tela tutti i modi in cui si può declinare il senso dell’Eucarestia. Qui c’è trascendenza e spiritualità, c’è servizio e carità, c’è comunione e pace e non c’è nulla che prevalga, nulla che soccomba. Al centro non può che esserci Cristo, verso cui tutto converge e che tutto motiva. Ciò che avviene su quel familiarissimo altare è davvero “fonte e culmine della vita cristiana”. Ma soprattutto davanti a quest’opera sentiamo interiormente l’esigenza e il desiderio di essere parte di questo convito: il convergere di tutto e tutti verso l’Eucarestia è innanzitutto un corridoio aperto per la nostra ospitalità. D’altronde, il Maestro non chiese ai discepoli: “Lì preparate per noi” (Mc 14,15)? Quel noi, siamo noi. Coraggio, dunque, “venite alla festa” (Mt 22,2).
P. Saul Tambini
Federico Barocci, Ultima cena, 1592-1599, Cattedrale S. Maria Assunta – Urbino.