Lo schema è quello leonardesco ma lo stile ha forti richiami raffaelleschi in questa mirabile opera di Joan de Joanes, eccellente pittore rinascimentale spagnolo. Il movimento delle mani, la postura dei corpi, la direzione dello sguardo, la concitata discussione sono volte a creare quel dinamismo interno che deve portare l’osservatore alla medesima adesione di fede degli apostoli. I quali non solo sono portati a guardare all’ostia come quel pane di vita che nel vangelo di Giovanni il Maestro aveva annunciato, ma a guardare a lui come quell’”Io sono” della stessa catechesi. Ci viene suggerito da questa opera che non vi è più altra destinazione del bisogno dell’uomo, non vi è più desiderio umano che possa essere raggiunto prescindendo da questo destino. Il pane di vita è Cristo, altro pane non potrà soddisfare la fame più profonda dell’uomo. “Diamoci dunque da fare, “non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna” (Gv 6, 27).
P. Saul Tambini
Joan de Joanes, Ultima cena, 1555-1562, Museo del Prado – Madrid.