XXX T.O. – L’Arte racconta la Fede – «Che cosa vuoi che io faccia per te?»

Un pittore originale e poco noto, fiammingo, approfondisce un tema, quello della guarigione, in modo ingegnoso e coinvolgente.

Il soggetto, la guarigione del cieco di Gerico, non è descritto centralizzando il fatto, ma sottolineando in modo singolare la sua progressività e la sua dinamica. La tortuosità della strada che esce da Gerico, sullo sfondo, è il contesto della storia di questo cieco, che prima grida, poi viene chiamato da Cristo, quindi si fa accompagnare dai discepoli e infine è guarito.

Con una sorta di proiezione cinematografica ante litteram, questo maestro fiammingo ci vuole mostrare che il venire alla luce del cieco di Gerico non nasce da una volontà casuale del Nazzareno, ma da una ricerca insistita e tenace della fede di colui che “sedeva lungo la strada” (Mc 10,46), quindi uno che era impedito a camminare dall’ostacolo della vista, ma che era già in cammino. L’espressione di Cristo in questo episodio suona sorprendente: “cosa vuoi che faccia per te” (Mc 10, 51). Essa mostra come la volontà di Dio non sia lontana dalla volontà dell’uomo che cerca, che desidera. Infatti, la guarigione del cieco non porta costui lontano da Gesù, ma precisamente a seguirlo sulla strada che conduceva a Gerusalemme (Cgr. Mc 10,52), per l’ultima tappa del viaggio verso la redenzione.

Il desiderio non era dunque solo quello della vista, ma quello della rimozione dell’unico ostacolo che gli impediva di seguirlo fino alla fine. La fede, dunque, vince ogni ostacolo ed esaudisce i desideri più profondi del cuore dell’uomo.

P. Saul Tambini

Maestro della raccolta della manna, Guarigione del cieco di Gerico, 1475, Museo Catharijneconvent – Utrecht.

 

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