Un vero capolavoro il ritratto dei coniugi Arnolfini del grande maestro fiammingo Jan van Eyck. I protagonisti di questa superba opera sono due coniugi o, forse, due fidanzati. Con ogni probabilità si tratta infatti del momento del loro fidanzamento ufficiale, che proprio questo quadro sembra fungere da attestazione. La firma insolita dell’autore alle spalle degli Arnolfini, così come lo specchio concavo in cui si riflettono gli sposi, il pittore stesso e un altra figura, a fare le funzioni dei testimoni, lo comprovano solennemente.
Un’opera carica di simbolismo: il cane ai piedi degli sposi, la candela accesa, unica tra diverse. Un’opera che, mentre vuole attestare la costituzione di una nuova realtà, la famiglia, insieme le offre almeno due indicazioni, quella della fede e quella della fedeltà, entrambe portatrici di buoni frutti (la gravidanza e le arance nella cassapanca sulla sinistra).
Van Eyck vuole esprimere dunque tutto il significato profondo delle nozze cristiane: sono l’inizio di un tempo nuovo, che si emancipa da ciò che lo precede e dalle altre relazioni sociali, fondando una nuova realtà, portatrice di vita e di buoni frutti. Sembra proprio di ascoltare quella pagina evangelica nella quale Gesù invita a vivere con radicalità questa scelta esistenziale: “L’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto” (Mc 10,9).
P. Saul Tambini
Jan van Eyck, Ritratto dei coniugi Arnolfini, 1434, National Gallery – Londra.