III DTO – L’arte Racconta La Fede – Venite dietro a me
La tavola di Marco Basaiti dedicata alla vocazione dei figli di Zebedeo, gli apostoli Giacomo e Giovanni, è particolarmente suggestiva ed evocativa. Pur trattandosi di un’opera cinquecentesca, conserva quella forte passione per le posture dei personaggi e la composizione delle figure tipiche del Quattrocento. Il dipinto ci avverte che si tratta della seconda chiamata di Cristo, gli apostoli accanto a Gesù sono Pietro (alla sua destra) e Andrea (alla sua sinistra), già oggetto di un primo invito apostolico. Essi sono impegnati come ad approfondire il significato di questa nuova chiamata, lo fanno con le loro stesse mani. Se prestiamo attenzione, Pietro da una parte conferma la chiamata del Signore rivolta ai figli di Zebedeo con la mano destra, ma con la sinistra, tenendosi la cintura, evoca il giorno in cui il Signore lo avvertirà della sua missione finale: “un altro ti legherà la cintura e ti porterà dove tu non vuoi” (Gv 21, 18). Dalla parte opposta, Andrea con una mano avverte con severità delle esigenze evangeliche e con l’altra indica se stesso, evocando l’episodio spiacevole in cui i figli di Zebedeo discuteranno circa i primi posti e saranno rieducati dal Signore così: “il Figlio dell’uomo non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mc 10,45). Il giovane pescatore che guarda la scena ai piedi dell’opera, in una voluta ed evidente sproporzione geometrica, si trova nella stessa posizione di chi, come noi, osserva la pala d’altare. Si trova lì per invitarci a ponderare bene la chiamata del Signore e le sue esigenze evangeliche, ma soprattutto ad ammirare l’assoluta radicalità con cui i primi chiamati lasciarono tutto per seguire il Maestro (Cfr. Mt 19,27). Si persuaderà anche lui, con noi, ad abbandonare quella canna da pesca?
P. Saul Tambini
Marco Basaiti, Vocazione dei figli di Zebedeo, 1510, Gallerie dell’Accademia – Venezia