Tutti hanno gli occhi su Gesù. Tutti tranne uno, che invece rivolge gli occhi allo spettatore. Costui, nel suo singolare e corrucciato volto, è Giuda, nel quale Rubens – superbo e inarrivabile pittore – si è come autoritratto, suggerendoci da quale prospettiva osservare la scena e dunque l’opera di Cristo. Ai suoi piedi un cane avidamente morde un osso, anch’egli ci guarda. Questa figura, inquietante e drammatica, è così in tutto fuori luogo che non può non interrogarci: perché è a tavola, nell’intimità dell’ultima confidenza e dell’ultima comunione? L’evangelista Marco risponderebbe evocando una precisa volontà del Signore: “Uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà” (Mc 14, 18). Portare con sé fino alla fine il traditore, come questa comitiva di umorali, voltagabbana, ambiziosi e arroganti discepoli ci dice solo una cosa: coloro che hanno causato l’Ora di Cristo, con la loro sequela ma anche con il loro tradimento, sono anche coloro per i quali l’Ora è giunta. Come non sentirsi colpiti dallo sguardo di Giuda e chiedere la grazia più che seguirne il disperato cammino, la consapevolezza della infinita gratuità del gesto d’amore del Figlio di Dio
P. Saul Tambini
Pieter Paul Rubens, Ultima cena, 1632, Pinacoteca di Brera – Milano.
Oggi, alle ore 18:00, Celebrazione Eucaristica “Nella cena del Signore”. A seguire, adorazione fino alle ore 24:00