Investitura Priore Entranti 2024: domenica 8 settembre

Investitura Priore Entranti 2024: domenica 8 settembre

Domenica 8 settembre 2024, nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, nel corso della Santa Messa delle ore 10 avrà luogo l’investitura della Priore Entranti 2024 che serviranno il Piatto di Sant’Antonio Abate 2025.

L’evento avrà inizio alle ore 09:00 con il raduno in p.zza Garibaldi dei Priori Emeriti, delle Priore Entranti e delle Autorità.
A seguire la partenza del corteo per l’ingresso in Basilica e alle ore 10:00 la Santa Messa.

Associazione Priori del Piatto di Sant’ Antonio

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Impressione delle Stimmate del Serafico Padre San Francesco: martedì 17 settembre 2024

Impressione delle Stimmate del Serafico Padre San Francesco: martedì 17 settembre 2024

Egli, dunque, seppe da una voce divina che, all’apertura del Vangelo, Cristo gli avrebbe rivelato che cosa Dio maggiormente gradiva in lui e da lui. […]
Aperto il libro per tre volte, sempre si imbatté nella Passione del Signore. Allora l’uomo pieno di Dio comprese che, come aveva imitato Cristo nelle azioni della sua vita, così doveva essere a lui conforme nelle sofferenze e nei dolori della Passione, prima di passare da questo mondo.
Subito, infatti, nelle sue mani e nei suoi piedi, incominciarono ad apparire segni di chiodi, come quelli che poco prima aveva osservato nell’immagine dell’uomo crocifisso. […]  
Il fianco destro era come trapassato da una lancia e coperto da una cicatrice rossa, che spesso emanava sacro sangue, imbevendo la tonaca e le mutande.
Così il verace amore di Cristo aveva trasformato l’amante nella immagine stessa dell’amato.
 
San Bonaventura, Leggenda maggiore, FF 1223 – 1225 – 1227
 
Martedì 17 settembre 2024, in occasione della Commemorazione dell’Impressione delle Stimmate del Serafico Padre nostro San Francesco, Fr. Matteo Brena della Provincia toscana di San Francesco Stimmatizzato, presiederà la preghiera presso la Basilica di Santa Maria degli Angeli che prevede:
 
ore 18:00 Celebrazione Eucaristica
ore 19:00 Vespri e Commemorazione delle Stimmate di San Francesco

XXII T.O. – L’Arte racconta la Fede – «Ascoltatemi tutti e comprendete bene!»

XXII T.O. – L’Arte racconta la Fede – «Ascoltatemi tutti e comprendete bene!»

La nota monumentalità del Veronese, ci permette di assistere ad una scena celebre: il ritrovamento di Gesù a Gerusalemme, nel tempio, tra i dottori della legge. Sullo sfondo possiamo scorgere Maria che, finalmente, raggiunge e riconosce suo figlio. Ma al grande artista veneto interessa maggiormente il significato di questo evento. Pone perciò Gesù al centro, su un piano rialzato, mentre indica chiaramente il cielo e si confronta con autorevolezza con i suoi interlocutori Questi sono tutti indaffarati a indagare nella Scrittura la veridicità dell’insegnamento di colui che, più tardi, diventerà Maestro che “parla con autorità” (Cfr. Mc 1,22). Dunque, il Caliari ci mostra questa scena più come un insegnamento autorevole, che come un ritrovamento vero e proprio. In questa scena così maestosa e cattedratica, la concitazione generale che Gesù scatena vuole mostrare tutta la novità di questo insegnamento e soprattutto evidenziare che esso non è in contraddizione con le Scritture ma il suo più autentico compimento. Più tardi, nel discorso della montagna, il Signore lo riaffermerà. Perché dunque la concitazione, l’agitazione generale? Lo possiamo desumere in parte da questa magnifica opera. Al centro esatto di essa, ai piedi del fanciullo di Nazareth, troviamo una clessidra. Gesù intende presentarsi come compimento di un piano divino, che non può che suscitare sgomento e preoccupazione. Poi vediamo un uomo che indica se stesso sulla sinistra dell’opera. Gesù pare rivolgersi proprio a lui. Si tratta della denuncia, che Gesù ripoterà di nuovo in quel luogo da adulto, facendosi “una frusta di cordicelle” (Gv 2,15), del fatto che proprio essi sono coloro che chiudono “il regno dei cieli davanti alla gente” (Mt 23,13). Ad essi un giorno si rivolgerà con la stessa veemenza e la stessa sapienza scritturistica, dicendo: “«Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me.”. (Mc 7, 6). In ultimo, e questo l’opera lo esprime distaccando da tutto il collegio il Signore, in una posizione quasi isolata, l’insegnamento di Cristo appariva inevitabilmente anche nuovo, ciò susciterà spesso sorprese reazioni: “Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità” (Mc 1,27). Tra i diversi insegnamenti che susciteranno le maggiori reazioni sdegnate, forse il più sconcertante sarà quello sulla legge di purità: “Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro” (Mc 7, 15). Un’affermazione così categorica e lontana dalla dottrina farisaica che non poteva che suscitare sconcerto e rabbia. Il Veronese, però, senza indagare troppo sulle sfaccettature di questi insegnamenti, vuole semplicemente mostrarci, con l’ampollosità e l’aristocrazia che lo contraddistingue, la continuità della parola Signore con le Scritture e insieme la centralità e novità del suo insegnamento, che poi vuol dire che d’ora in poi non si può proprio fare a meno di lui.

P. Saul Tambini

Paolo Veronese, Disputa di Gesù con i dottori del tempio, 1560, Museo del Prado – Madrid.

XXI T.O. – L’Arte racconta la Fede – «Signore, da chi andremo?»

XXI T.O. – L’Arte racconta la Fede – «Signore, da chi andremo?»

Altobello Mellone, pittore probabilmente non così noto, ma che detenne nei primi del Cinquecento la nomea di uno degli artisti più innovativi – con il Romanino – dell’Italia Settentrionale, ci offre uno spaccato di cosa significhi una fede che delude.

La scena raffigura il viaggio dei due discepoli verso Emmaus, nel momento in cui vengono avvicinati da uno straniero (così viene emblematicamente etichettato da uno dei due). I due letteralmente voltano le spalle, allontanandosene, a Gerusalemme, la Città Santa, la città dove hanno già ascoltato parole di risurrezione, che però non riescono a persuadere i loro cuori rivolti al passato, alle attese infrante. “Noi speravamo…” (Lc 24, 21), dicono i discepoli al forestiero. Non era naturalmente la prima volta che una delusione così forte convinceva dei discepoli ad allontanarsi da Cristo, dalla sua parola. In una di queste occasioni, lo stesso Maestro di Nazareth rivolse ai discepoli un invito categorico: “Volete andarvene anche voi?” (Gv 6, 67).

La parola di Cristo, ma soprattutto lo spezzare il pane, fece ritornare entusiasticamente sui propri passi i discepoli di Emmaus, magari memori di quella risposta sapiente e ponderata con cui Pietro si espresse di fronte all’invito di Cristo: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna”. Chissà se la fede necessiti di delusioni così gravi per acquisire una simile certezza. Cristo, che in quest’opera si fa pellegrino e accompagnatore di questi viaggi tristi, quanto meno ci suggerisce che un’altra opportunità sempre ci viene offerta.

P. Saul Tambini

Altobello Mellone, La strada verso Emmaus, 1516, National Gallery – Londra.P. Saul Tambini

Festa del Cantico: 14-15 settembre, Santuario di San Damiano

Festa del Cantico: 14-15 settembre, Santuario di San Damiano

“Voglio quindi, a lode di Lui e a mia consolazione e per edificazione del prossimo, comporre una nuova Lauda del Signore per le sue creature. Ogni giorno usiamo delle creature e senza di loro non possiamo vivere, e in esse il genere umano molto offende il Creatore. E ogni giorno ci mostriamo ingrati per questo grande beneficio, e non ne diamo lode, come dovremmo, al nostro Creatore e datore di ogni bene “.
E postosi a sedere, si concentrò a riflettere, e poi disse: ” Altissimo, onnipotente, bon Segnore… “.

Francesco compose anche la melodia, che insegnò ai suoi compagni”.

Fonti Francescane 1592

Il prossimo 14 e 15 settembre, a 800 anni dalle parole di San Francesco, ci sarà la Festa del Cantico al Santuario di San Damiano.

XX T.O. – L’Arte racconta la Fede – «Questo è il mio corpo»

XX T.O. – L’Arte racconta la Fede – «Questo è il mio corpo»

La rappresentazione del Salvatore, fino a questa devota opera di Juan de Juanes, esperto pittore rinascimentale spagnolo, si concentrava sulla signoria divina sul mondo. Dalle icone bizantine a Leonardo, da Antonello da Messina a Palmezzano, con poche varianti, il Salvatore è stato celebrato centralizzando la sua ieratica figura ora con il libro in mano, ora con una sfera. Al termine del Concilio di Trento, il grande pittore spagnolo profonde la sua devota opera a servizio del mistero eucaristico. Quest’opera è significativa proprio per il fatto che ora la celebrazione della signoria divina non avviene se non nella modalità con cui Cristo stesso continuamente dice sé sull’altare: “Questo è il mio corpo”. A pensarci bene si tratta di parole piuttosto sorprendenti, d’altronde i suoi interlocutori, nel vangelo di Giovanni, già si chiedevano: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?” (Gv 6,52). Carne e salvezza non sono temi che vediamo facilmente associati: l’una sembra l’opposto dell’altra. Facilmente salvezza per noi significa liberazione dalla carne. Il vangelo e l’Eucarestia non fanno che annunciarci esattamente il contrario: “Se non mangiate la carne del Figlio dell’Uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita” (Gv 6,55). Quindi, la salvezza passa ora attraverso la carne di Cristo e ciò che era segno di debolezza diventa una riserva di forza e di liberazione.

P. Saul Tambini

Juan de Juanes, Il Salvatore, 1560-1570, Museo del Prado – Madrid.

L’Arte racconta la Fede – Festa dell’Assunzione della B. Vergine Maria

L’Arte racconta la Fede – Festa dell’Assunzione della B. Vergine Maria

Tutto il classicismo del “divino Guido” trova il suo apice nella rappresentazione della Vergine Maria Assunta in cielo. Si tratta di un’opera (con le sue numerosi varianti) che avrà il suo meritato successo anche per via del fatto che segnerà un punto di svolta nella rappresentazione della Vergine. Fino a queste opere mariane di Guidio Reni, Maria veniva rappresentata nel contesto dell’evento della Dormitio Mariae, con tutto il dinamismo che ne consegue: la tomba vuota, gli apostoli sorpresi e devotamente in preghiera, così come descritto in modo mirabile da Tiziano. Ora la vergine Maria si è come iconizzata. Il dinamismo è più semplicemente sintetizzato dalle movenze del suo corpo, il suo sguardo e la postura sono sufficienti sia a concentrare il nostro sguardo sulla centralità del suo ruolo nella nostra vita di fede, sia a cogliere la direzione che deve prendere lo scopo della nostra esistenza: il cielo. Nei successivi anni l’immagine dell’Immacolata si fonderà con questa, ma questa confusione sarà solo apparente: nel cristianesimo il punto di arrivo coincide sempre con il punto di partenza.

P. Saul Tambini

Guido Reni, Assunzione di Maria, 1637, Musée des Beaux-Arts – Lione.

 

FESTA DELL’ASSUNZIONE DELLA B. VERGINE MARIA

FESTA DELL’ASSUNZIONE DELLA B. VERGINE MARIA

«Il poeta Dante definisce la Vergine Maria «umile e alta più che creatura» (Paradiso XXXIII, 2). È bello pensare che la creatura più umile e alta della storia, la prima a conquistare i cieli con tutta sé stessa, in anima e corpo, trascorse la vita per lo più tra le mura domestiche, nell’ordinarietà, nell’umiltà. Le giornate della Piena di grazia non ebbero molto di eclatante. Si susseguirono spesso uguali, nel silenzio: all’esterno, nulla di straordinario. Ma lo sguardo di Dio è sempre rimasto su di lei, ammirato della sua umiltà, della sua disponibilità, della bellezza del suo cuore mai sfiorato dal peccato.
È un grande messaggio di speranza per ognuno noi; per te, che vivi giornate uguali, faticose e spesso difficili. Maria ti ricorda oggi che Dio chiama anche te a questo destino di gloria. Non sono belle parole, è la verità. Non è un lieto fine creato ad arte, una pia illusione o una falsa consolazione. No, è la pura realtà, viva e vera come la Madonna assunta in Cielo. Festeggiamola oggi con amore di figli, festeggiamola gioiosi ma umili, animati dalla speranza di essere un giorno con lei, in Cielo!»
Papa Francesco, Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, 15 agosto 2021
Nella locandina il programma della Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria che inizia il 14 agosto, alle ore 19, con i primi VESPRI DELLA SOLENNITÀ per continuare alle 21:15 con L’ACCENSIONE DEL FUOCO e la VEGLIA DI PREGHIERA.

XIX T.O. – L’Arte racconta la Fede – «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe?»

XIX T.O. – L’Arte racconta la Fede – «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe?»

Compimento pieno del tenebrismo di Georges de La Tours, quest’opera ci restituisce la vita quotidiana di Gesù nella casa del padre. Ma chi apprende tra i due? il padre osserva attentamente il figlio, che pare istruirlo alla luce di una candela, creando così un clima mistico in un luogo di lavoro che più terreno non può essere. Il padre putativo di Gesù è il primo a comprendere l’istruzione del figlio, chissà se avrà dubitato in cuor suo, come quel giorno gli interlocutori di Cristo: “Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come può dunque dire: sono disceso dal cielo?” (Gv 6,42). 

Fa un certo effetto pensare a quella catechesi del Maestro di Nazareth ora che lo contempliamo nell’umiltà della bottega del padre: “solo colui che viene da Dio ha visto il Padre” (Gv 6,46). Istruire il proprio padre terreno sul Padre celeste, magari non sui banchi di scuola, ma mentre si utilizza un antico tinivello, è stato anche lo scopo del Figlio di Dio. 

Lo è anche di ogni buon credente, che deve riconoscere nella carne di Cristo, alla sua luce, nella semplicità e fatica della propria vita, il Padre celeste, da cui proviene ogni grazia “per la vita del mondo” (Gv 6,51).

P. Saul Tambini

Georges de La Tours, San Giuseppe falegname, 1642, Museo del Louvre – Parigi.

XV III T.O. – L’Arte racconta la Fede – «Io sono il Pane della Vita»

XV III T.O. – L’Arte racconta la Fede – «Io sono il Pane della Vita»

Lo schema è quello leonardesco ma lo stile ha forti richiami raffaelleschi in questa mirabile opera di Joan de Joanes, eccellente pittore rinascimentale spagnolo. Il movimento delle mani, la postura dei corpi, la direzione dello sguardo, la concitata discussione sono volte a creare quel dinamismo interno che deve portare l’osservatore alla medesima adesione di fede degli apostoli. I quali non solo sono portati a guardare all’ostia come quel pane di vita che nel vangelo di Giovanni il Maestro aveva annunciato, ma a guardare a lui come quell’”Io sono” della stessa catechesi. Ci viene suggerito da questa opera che non vi è più altra destinazione del bisogno dell’uomo, non vi è più desiderio umano che possa essere raggiunto prescindendo da questo destino. Il pane di vita è Cristo, altro pane non potrà soddisfare la fame più profonda dell’uomo.  “Diamoci dunque da fare, “non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna” (Gv 6, 27).

P. Saul Tambini

Joan de Joanes, Ultima cena, 1555-1562, Museo del Prado – Madrid.

 

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